QATAR 2022: SOSTENIAMO LE PERSONE LGBTQI+

A seguito della Coppa del Mondo di calcio maschile, Qatar 2022, chiediamo al nostro calcio di seguire gli altri Paesi Europei, aderendo alla campagna “One Love” e impegnandosi nella formazione per l’inclusione delle persone LGBTQI+ nello sport.

I continui appelli alla “discrezione” del comitato organizzatore di Qatar 2022 e da ultimo le dichiarazioni dell’ambasciatore dell’evento Khalid Salman (“l’omosessualità è una malattia mentale”) hanno messo di fatto a rischio la partecipazione delle persone LGBTQI+ e hanno lanciato un messaggio d’odio di portata globale. Queste parole, infatti, sono giunte a tutte le persone appassionate di calcio, di tutte le età, e anche a chi pur non seguendo il calcio ne subisce l’immaginario. Se pensiamo a quante metafore calcistiche usiamo si tratta praticamente dell’intera popolazione mondiale. Si tratta quindi di fatti e parole che gettano un’ombra repressiva e oscurantista sul difficile processo di inclusione di tutte le identità, nello sport e nella società intera. 

Secondo la ricerca Outsport (2019), il calcio è lo sport che si abbandona di più per via dell’orientamento sessuale in Europa, mentre il 41% delle persone LGBTQI+ che fanno sport in Italia rimane completamente non dichiarato nei contesti sportivi (la media UE è del 32%) e solo 1 su 3 è “quasi del tutto aperto” nel proprio ambiente sportivo (29% rispetto alla media UE del 36%).

La federcalcio tedesca ha di recente organizzato una conferenza sui diritti umani nello sport in cui il rappresentante dell’associazione nazionale dei tifosi “Unsere Kurve” è intervenuto dichiarandosi apertamente omosessuale di fronte all'ambasciatore del Qatar in Germania e dicendo chiaramente che chi vuole far parte della comunità calcistica mondiale deve  abolire tutte le pene per le persone LGBTQI+.

Infine, ben 10 Nazionali Europee hanno aderito alla campagna “One Love”, nata in Olanda nel 2020, contro le discriminazioni nel calcio. 

Nel 2021, alle Olimpiadi di Tokyo hanno partecipato quasi 200 tra atleti e atlete apertamente omosessuali e transgender, il triplo di Rio 2016. 

Il calcio è tuttavia lo sport più restio al cambiamento, lo dimostra il fatto che i calciatori di alto livello in carriera e apertamente omosessuali si contano sulle dita di una mano in tutto il mondo (gli ultimi Jack Daniels e Josh Cavallo) e sono completamente nascosti in Italia. Per le calciatrici, invece, nonostante ci sia più apertura al coming out, rimane comunque il pregiudizio e la discriminazione: anche le donne eterosessuali che fanno sport vengono spesso additate come “lesbiche” a scopo dispregiativo.

Secondo lo studio ‘Big Count 2006’, svolto dalla FIFA nel corso del 2006 e pubblicato nel maggio 2007, in tutto il mondo ci sono 265 milioni di persone (in entrambi i generi di competizione) che praticano il calcio. Se consideriamo che la popolazione LGB oscilla tra il 5% e il 10%, le persone omosessuali e bisessuali che giocano a calcio sono tra 13 e 26 milioni. La stragrande maggioranza di loro è discriminata e vive nel silenzio.

Tutto questo è semplicemente contro lo sport, come dimostrano anche lo statuto della FIFA e i principi generali del comitato olimpico internazionale, che menzionano l’orientamento sessuale tra le discriminazioni da perseguire.

Questa campagna è condotta da Arcigay e GayNet con il sostegno delle realtà sportive Pride Sport Milano, Lupi Roma Outsport, Pochos Napoli, Polisportiva Revolution, Pegasus Sporting Club SSD, BugsBologna ASD, Open Milano Calcio e l’adesione di: ASSIST Associazione Italiana Atlete, Circolo Mario Mieli, Famiglie Arcobaleno, Polis Aperta, Omphalos LGBTI, I Sentinelli di Milano, EDGE, ARCO, Quore, La tenda di Gionata, CGIL Ufficio Nuovi Diritti, Cammini di Speranza, Rete Genitori Rainbow, Agapanto, ALFI, NUDI, Gender X, TGenus, CEST, Gruppo Trans APS, Pride Vesuvio Ranbow, DÌ Gay Project e Certi Diritti. Aderisce anche l'Associazione di tifosi S.S. Lazio, Lazio e Libertà.

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Gabriele Gravina, Presidente FIGC, Federazione Italiana Giuoco Calcio. Giovanni Malagò, Presidente CONI, Comitato Olimpico Nazionale Italiano:

L’attenzione creatasi intorno alla Coppa del Mondo di calcio maschile in Qatar costituisce un’opportunità senza precedenti per mettere in luce il tema dell’inclusione delle persone LGBTQI+ nello sport e lanciare attraverso il calcio un messaggio di libertà e uguaglianza in tutto il mondo. 

Chiediamo alla FIGC e al CONI di aderire alla campagna “ONE LOVE” e di sostenerla attivamente negli eventuali sviluppi, chiedendo la depenalizzazione dell’omosessualità in Qatar e un rinnovato impegno delle massime istituzioni sportive affinchè il rispetto dei diritti umani resti un criterio fondamenale per l’assegnazione delle future competizioni internazionali. 

Chiediamo inoltre alla FIGC di aprire al più presto un tavolo di lavoro con le associazioni LGBTQI+ e gli Enti di Promozione Sportiva che hanno affrontato queste tematiche per: 

- elaborare un modello di formazione destinato a dirigenti e personale tecnico in grado di fornire conoscenze e strumenti pratici per la piena valorizzazione e il rispetto di tutte le persone che praticano sport, a prescindere da orientamento sessuale e identità di genere;   

- promuovere campagne di sensibilizzazione nei luoghi dello sport e attraverso lo sport. 


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