Difendiamo i rifugiati LGBTI: no al decreto Paesi sicuri

Tunisia, Algeria, Marocco, Senegal e Ghana criminalizzano l’omosessualità, ma sono considerati “Paesi di origine sicuri”. Non è accettabile!

Aggiornamento – 21 ottobre 2024: con l’approvazione del nuovo decreto sull’immigrazione, Camerun e Nigeria sono stati rimossi dall’elenco dei “Paesi sicuri” per l’Italia, riducendo così da 11 a 9 il numero di nazioni che criminalizzano l’omosessualità. Tuttavia, nella lista rimangono Paesi come Bangladesh e Marocco, dove le persone LGBT+ sono ancora a rischio di persecuzione. In 7 di questi Paesi è vietata la rettifica del genere per le persone trans o è consentita solo a seguito di sterilizzazione. È fondamentale continuare a fare pressione affinché la protezione internazionale per le persone LGBT+ resti garantita.

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Aggiornamento – 7 maggio 2024: l'elenco dei cosiddetti “Paesi di origine sicuri” è stato nuovamente aggiornato con l’aggiunta di altri quattro Paesi in cui l’omosessualità è criminalizzata – Bangladesh, Camerun, Egitto e Sri Lanka – e senza prevedere alcuna eccezione per categorie di persone a rischio, come quelle LGBT+. Sono stati aggiunti anche Paesi come Colombia e Perù, dove l’omosessualità non è criminalizzata, ma le persone LGBT+ sono fortemente discriminate. Occorre aumentare la pressione per far sì che il diritto d’asilo delle persone LGBT+ venga tutelato.

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Aggiornamento – 29 agosto 2023: oggi la polizia nigeriana ha annunciato di aver arrestato almeno 67 persone che celebravano un matrimonio tra persone dello stesso sesso, in uno dei più grandi arresti di massa che hanno colpito la comunità LGBT+ negli ultimi anni. Ma per l’Italia, la Nigeria rimane un “Paese sicuro”.

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Aggiornamento – 15 agosto 2023: a cavallo di Ferragosto, sono stati avviati i lavori per la realizzazione, a Pozzallo, del primo centro per richiedenti asilo in fuga da paesi definiti "sicuri". Queste strutture, mascherate da "centri di accoglienza", sono in realtà delle prigioni in cui i richiedenti asilo dovrebbero attendere una risposta alla loro richiesta. L'Italia ha il dovere di accogliere le persone in fuga dalle persecuzioni, non di rinchiuderle in cella.

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Aggiornamento – 25 marzo 2023: l'elenco dei cosiddetti “Paesi di origine sicuri” è stato aggiornato con l’aggiunta di altri due Paesi in cui l’omosessualità è criminalizzata, la Nigeria e il Gambia, e senza prevedere alcuna eccezione per categorie di persone a rischio, come quelle LGBT+. Sono stati aggiunti anche Costa d'Avorio e Georgia, dove l’omosessualità non è criminalizzata, ma le persone LGBT+ sono fortemente discriminate. Occorre aumentare la pressione per far sì che il diritto d’asilo delle persone LGBT+ venga tutelato.

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Che cosa hanno in comune Tunisia, Algeria, Marocco, Senegal e Ghana? Facile, criminalizzano l’omosessualità fino a un massimo di 5 anni di reclusione in Senegal e sono considerati “Paesi di origine sicuri” – insieme a Albania, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Ucraina (13 in totale) – dal decreto ministeriale del 4 ottobre 2019 a firma Di Maio, Lamorgese e Bonafede. 

Ad aggravare la situazione, c’è anche il fatto che, come previsto dalla normativa su cui si basa il decreto ministeriale (art. 2-bis del d.lgs. 25 del 28/01/08), le schede su questi Paesi elaborate dagli uffici dello stesso Ministero per gli Affari Esteri raccomandano l’esclusione delle persone LGBTI e di altre categorie o gruppi di persone che, pur provenendo da quelle nazioni, in realtà vengono perseguitate o subiscono violenze, ma il decreto ignora queste raccomandazioni senza dare spiegazioni. 

La Tunisia, l’Algeria e il Marocco non sono inseriti nella lista di Paesi sicuri della Francia, che mantiene molti interessi, una capillare rete consolare e informativa e un ruolo predominante nei legami politici, economici e culturali con questi Paesi. 

Secondo l’ASGI, questo decreto individua criteri troppo generici per stilare una lista dei Paesi di origine sicuri e indica fonti d'informazione in modo troppo vago e senza alcun vincolo per l’operato del governo. 

Quali sono gli effetti di questo decreto? Per le persone richiedenti asilo provenienti da un “Paese di origine sicuro” si applicherà una procedura accelerata, per cui: 

🔴 è onere del richiedente provare in tempi brevissimi i “gravi motivi” per ritenere che quel Paese per lui/lei non è sicuro; 

🔴 il diniego alla domanda potrà limitarsi ad affermare che lo stato di provenienza fa parte della lista stilata nel decreto ministeriale, senza doverlo motivare come deve essere fatto sia dai Commissari che dai Giudici in tutti i provvedimenti che assumono e senza esaminare la situazione dei Paese di origine, che se approfondita, dimostrerebbe la persecuzione delle persone LGBTI e di altre categorie e/o violenze di genere ; 

🔴 i termini ordinari di impugnazione dinanzi alla Autorità giudiziaria passano dagli ordinari 30 giorni a 15 giorni;

🔴 l’eventuale deposito del ricorso in Tribunale contro il rigetto per manifesta infondatezza non sospende l’efficacia esecutiva del provvedimento impugnato, quindi al primo diniego in Commissione può scattare l’espulsione. 

Pertanto, si verificherà “una sostanziale e drastica diminuzione delle garanzie giuridiche dei richiedenti asilo, lo scoraggiamento della presentazione delle domande, una riduzione degli esiti positivi delle stesse e il tentativo di scoraggiamento dei connessi ricorsi giurisdizionali”, come rivelato dall’ASGI

Aiutaci a fermare questa lenta e costante erosione del nostro Stato di diritto dovuta alle politiche migratorie dei governi di tutti i colori.

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Ai ministri italiani degli Affari Esteri, dell’Interno e della Giustizia:

Chiediamo che il decreto ministeriale del 4 ottobre 2019, detto dei “Paesi di origine sicuri” venga sospeso in attesa di una indicazione normativa che verifichi e rispetti gli elementi e le informazioni in base alle quali valutare ogni Stato prima di considerarlo “sicuro” a tutela del diritto di asilo così come indicato dalla nostra Costituzione.


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